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Inchiesta ACI-Quattroruote: gli evasori del bollo auto rubano allo Stato 850 milioni di euro

24.03.2014

Troppe Regioni non ricorrono alle misure più efficaci per contrastrare il fenomeno

copertina Quattroruote aprile 2014 Ammonta a 850 milioni di euro il “buco” nelle entrate fiscali relativo alla tassa di possesso, più conosciuta come bollo. Una cifra imponente, che emerge dai conti elaborati da Quattroruote insieme all’ACI: a fronte di 34,4 milioni di veicoli soggetti alla tassa, infatti, il gettito stimato è di 6,45 miliardi di euro, ma quello effettivamente riscosso dalle Regioni si ferma a 5,6 miliardi.

Nell’indagine pubblicata nel numero di aprile, Quattroruote sollecita insieme all’Automobile Club d'Italia un’azione più determinata da parte degli enti preposti ai controlli al fine di stanare gli evasori che indenni continuano a passare i controlli e che, comunque, non rischiano molto, vista l’esiguità delle sanzioni previste per chi almeno paga dopo la scadenza. Solo l’Emilia Romagna ha reso noti introiti, nel 2013, per 473,4 milioni di euro e richieste di pagamento, tra avvisi “bonari” e cartelle di Equitalia, per 41 milioni di euro mai pagati. In Campania, invece, stime attendibili parlano di circa mezzo milione di evasori totali della tassa.

Malgrado le pensanti ripercussioni sui loro bilanci, raramente le Regioni applicano la facoltà di chiedere la cancellazione d’ufficio del veicolo dagli archivi del Pra - e quindi il ritiro di targa e carta di circolazione – come previsto dall’art. 96 del Codice della Strada dopo almeno 3 anni di mancato pagamento. A Quattroruote il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani spiega come, dopo la maxi radiazione avvenuta nel 1999 in concomitanza con il passaggio del tributo dallo Stato agli enti locali (2 milioni di veicoli), solo Lombardia e Lazio abbiano continuato a ricorrere con regolarità al provvedimento. 

Eppure, secondo le stime dell’ACI, sarebbero ancora un milione i veicoli abbandonati o finiti all’estero senza che la loro posizione venisse regolarizzata. La loro radiazione permetterebbe alle Regioni il risparmio delle spese relative ai tentativi di recupero di crediti di fatto inesigibili, stimate in circa 25 milioni di euro l’anno.